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I fallimenti dichiarati nella regione Lombardia

Alberto Valcarenghi, Dottore Commercialista in Crema

3 Agosto 2022

Con il presente elaborato si evidenzia il numero dei fallimenti dichiarati nella regione Lombardia al 30 giugno 2022 con alcuni confronti e considerazioni.
Riproduzione riservata
Vengono di seguito riportate tre tabelle, che evidenziano rispettivamente:
1) il numero dei fallimenti dichiarati nella regione Lombardia per ogni Tribunale al 30 giugno dell’anno 2022 e al 30 giugno dell’anno 2021;
2) il numero dei fallimenti dichiarati al 30 giugno dell’anno 2022, con un confronto con i fallimenti dichiarati nel precedente semestre (01/07/2021 – 31/12/2021); 
3) il riepilogo dei fallimenti dichiarati negli ultimi 12 mesi solari dal 01/07/2021 al 30/06/2022, confrontati con i fallimenti dichiarati nell’anno 2019, quindi prima della pandemia.
Inoltre vengono citati alcuni studi ed analisi nazionali e regionali.

Tabella 1

 

In tutta la Lombardia, nel primo semestre 2022 sono stati dichiarati 835 fallimenti, rispetto ai 1021 fallimenti dichiarati nel primo semestre 2021.
I dati evidenziano una diminuzione media dei fallimenti del 18% circa, rispetto al 30 giugno 2021.
Al 30 giugno 2022, il Tribunale di Como evidenzia un incremento di 22 fallimenti, pari al 64% circa, rispetto al 30 giugno 2021; tre Tribunali, precisamente Pavia, Varese e Sondrio, evidenziano un incremento di 2 unità, mentre tutti gli altri 9 Tribunali rilevano una diminuzione del numero dei fallimenti.
Il Tribunale di Milano ha dichiarato, al 30 giugno 2022, 337 fallimenti, che rappresentano il 40,36% dei fallimenti dichiarati in tutta la Regione Lombardia, con una diminuzione, rispetto al 30 giugno 2021, di 107 fallimenti, pari al 24%.

 
Tabella 2

 

I dati evidenziano un lieve incremento, pari al 2% circa, rispetto al semestre 1° luglio 2021 – 31 dicembre 2021.
Al 30 giugno 2022:
- il Tribunale di Bergamo evidenzia un incremento di 28 fallimenti, pari al 41% circa, il Tribunale di Como evidenzia un incremento di 21 fallimenti, pari al 60% circa ed il Tribunale di Cremona evidenzia un incremento di 13 fallimenti, pari al 93% circa; 
- altri due Tribunali, precisamente Mantova e Monza, evidenziano un incremento.
- mentre sei Tribunali evidenziano una diminuzione, e precisamente Brescia, Busto Arsizio, Lecco, Lodi, Milano, e Sondrio;
- infine i Tribunali di Varese e di Pavia evidenziano lo stesso numero di fallimenti rispetto al secondo semestre 2021.


Tabella 3



Il numero di fallimenti dichiarati in Lombardia negli ultimi 12 mesi solari, dal 01/07/2021 al 30/06/2022, è pari a 1653, rispetto ai 2429 dichiarati nell’anno 2019, con una diminuzione di 776 fallimenti, pari al 31,95%.
Tutti i Tribunali evidenziano un decremento; il Tribunale di Milano ha dichiarato 311 fallimenti in meno, pari al 30,52%; il Tribunale di Brescia ha dichiarato 89 fallimenti in meno, pari al 33,97%; il Tribunale di Bergamo ha dichiarato 94 fallimenti in meno, pari al 36,43%.
Nell’anno 2020, in Lombardia, i fallimenti dichiarati sono stati 1653, esattamente pari ai fallimenti dichiarati negli ultimi 12 mesi, mentre nell’anno 2021 i fallimenti sono stati 1839.
In sintesi, il numero di fallimenti dichiarati, negli ultimi 12 mesi solari, sembra inferiore rispetto alle previsioni.
Dall’anno 2020, lo Stato, la Regione ed i Comuni sono intervenuti, a più riprese, con normative “straordinarie”, con lo scopo di aiutare le imprese. 
Alla luce dei numeri sopra indicati, al momento, sembra che gli interventi abbiano raggiunto il risultato andando, anche al di là delle più rosee aspettative.
In Lombardia oggi i fallimenti sono circa il 32% in meno rispetto al periodo pre-pandemia.
Un altro dato interessante è relativo all’andamento delle cessazioni delle partite iva in Italia e in Lombardia, nell’anno 2021.
In base ai dati di Unioncamere del 21 gennaio 2022, le partite IVA in Italia al 31 dicembre 2021 erano 6.067.467, di cui 952.492, in Lombardia, pari al 15,70% del dato nazionale. 
Nell’anno 2021, l’incremento netto delle partite IVA, in Italia, è stato di 86.587 unità, con un tasso di crescita dell’1,42% (iscrizioni per 332.596 unità e cessazioni per 246.009 unità).
Questo incremento netto è il dato migliore dal 2007 al 2021. Tra le annualità precedenti, l’anno migliore era stato il 2010, con un incremento netto delle partite IVA di 72.530 unità ed un tasso di crescita dell’1,19%. L’anno peggiore era stato il 2013, con un incremento di 12.621 unità, ed un tasso di crescita dello 0,21%.
In modo particolare sia a livello nazionale che per la regione Lombardia si evidenzia il notevole aumento delle partite iva nel regime forfettario. 
L’incremento netto delle partite IVA, su base nazionale è dovuto principalmente ad una diminuzione elevata delle cessazioni: infatti la media delle cancellazioni di partite IVA, nei precedenti cinque anni era stata di 309.918, che confrontata con le cancellazioni dell’anno 2021, evidenzia una differenza di 63.909, pari al numero di chiusure in meno registrate rispetto al valore medio.
L’incremento netto delle partite IVA in Lombardia è stato di 14.200 unità, con un tasso di crescita dell’1,50%, con iscrizioni per 57.177 unità e cessazioni per 42.977 unità; 
L’incremento netto medio di partite IVA, nei cinque anni precedenti (2016-2020), era stato di 5.074 unità e l’incremento dell’anno 2021 è il migliore degli ultimi 10 anni. Anche in questo caso, l’incremento netto è dovuto ad un crollo delle cessazioni.
La media delle cancellazioni, nella Regione Lombardia nei precedenti cinque anni (2016-2020), era stata pari a 50.036 unità, che confrontata con le cancellazioni del 2021, evidenzia una differenza di 7.059, pari al numero di chiusure in meno registrate, rispetto al valore medio.
Gli “aiuti pubblici” hanno quindi permesso, a moltissime aziende di poter continuare ad operare. Non solo si sono evidenziati meno fallimenti, ma il drastico calo delle cessazioni delle partite IVA evidenzia un chiaro segnale di continuità.
In base alle elaborazioni del Centro Studi Unioncamere Lombardia, elaborati in data 10 maggio 2022, il quadro congiunturale nel primo trimestre 2022, dell’industria lombarda è positivo, con i principali indicatori in crescita su base trimestrale.
Più precisamente, la Produzione Industriale, in Lombardia, nel primo trimestre 2022 ha evidenziato un incrementato di fatturato del 1,7%, rispetto al quarto trimestre 2021 con notevoli incrementi nei settori industriali Pelli- Calzature, Abbigliamento e Tessile. Nel settore artigianato, l’incremento del fatturato totale rispetto al quarto trimestre 2021, è stato pari all’1,9%. Il commercio al dettaglio, nel primo trimestre 2022 registra una variazione negativa pari al 1,1%, rispetto al trimestre precedente. Il volume d’affari delle imprese lombarde delle costruzioni, nel primo trimestre, 2022 è in crescita dello 0,80% rispetto all’ultimo trimestre del 2021. L’indice del volume d’affari delle imprese di costruzioni in Lombardia, calcolato ponendo pari a 100 la media del 2020, raggiunge quota 112, confermandosi sui livelli massimi degli ultimi anni.
La Banca d’Italia, in data 17 giugno 2022, ha pubblicato, nella collana Economie Regionali, il Rapporto annuale “L’economia della Lombardia”.
“Nel corso del 2021 le principali variabili economiche della regione hanno registrato una forte ripresa, rispecchiando una tendenza comune all’Italia e all’economia mondiale. In Lombardia, come in Italia, l’espansione è stata favorita dai risultati della campagna vaccinale e dalla graduale rimodulazione delle restrizioni alle attività economiche, che nella prima parte dell’anno erano risultate tra le più severe a livello nazionale.”

LE IMPRESE
“Nell’industria la produzione è cresciuta in misura marcata rispetto al 2020 e ha recuperato sul 2019; secondo l’indagine della Banca d’Italia l’attività si indebolirebbe nel 2022 risentendo anche del conflitto in Ucraina”.

IL MERCATO DEL LAVORO
“La fase espansiva ha stimolato l’occupazione, salita nel complesso dell’anno, seppure meno che nella media del Paese.”

LE FAMIGLIE
“Il reddito delle famiglie lombarde è tornato a salire, riportandosi sui livelli prossimi a quelli pre-pandemici. I consumi, fortemente diminuiti nel 2020, hanno recuperato soltanto in parte e, in prospettiva potrebbero risentire dell’aumento dei prezzi e del forte calo di fiducia seguito al conflitto in Ucraina.”

IL MERCATO DEL CREDITO
“La qualità del credito bancario non ha risentito in misura significativa degli effetti della pandemia sull’attività economica della regione. Il tasso di deterioramento del credito alle imprese lombarde è solo lievemente cresciuto nella seconda parte del 2021, mentre quello delle famiglie è risultato stabile. In entrambi i casi gli indicatori si sono mantenuti su livelli storicamente contenuti. In prospettiva il rallentamento dell’economia potrebbe riflettersi in un peggioramento della qualità dei prestiti alle imprese”.
Nelle previsioni economiche, la Commissione UE ipotizza, per l’Italia, nell’anno 2022, una crescita del Prodotto Interno Lordo pari al 2,9% e, nell’anno 2023, una crescita dello 0,9%.
Sulla pubblicazione Lombardia 2022 Dati ed elaborazioni n. 26 – 08 luglio 2022 predisposta da PoliS-Lombardia, viene riportato il fatturato delle esportazioni della Lombardia, che a fine anno 2021 sfiorano i 136 miliardi di euro, pari al 26,3% delle esportazioni complessive nazionali. Inoltre la produzione manifatturiera in Lombardia continua a crescere nel primo trimestre del 2022, confermando il proprio primato a livello nazionale e europeo grazie ad un tasso di crescita del 9,5% rispetto a periodo pre-Covid. 
Nell’anno 2021, il Prodotto Interno Lordo, in Italia, ai prezzi di mercato, è aumentato del 7,5% e le previsioni per l’anno 2022 erano molto positive.
Purtroppo, oltre alla situazione pandemica ancora in essere, si sono aggiunti diversi elementi di forte criticità per le imprese, come l’aumento indiscriminato del prezzo delle materie prime, con difficoltà negli approvvigionamenti, l’aumento dei prezzi dell’energia e del gas, la guerra in Ucraina, un tasso di inflazione dell’8%, su base annua, con conseguenti ipotesi di aumento dei tassi di interesse ed una perdita di valore dell’euro nei confronti del dollaro, che favorisce le esportazioni regolate in dollari ma penalizza l’acquisto di materie prime regolate in tale valuta.
Molto interessante la recente pubblicazione Cerved “Dalla pandemia alla guerra: come cambia il rischio delle imprese” OSSERVATORIO RISCHIO IMPRESE del luglio 2022, che segnala quanto segue: “La congiuntura economica è tuttavia nuovamente cambiata nei primi mesi del 2022: l’intensificarsi dei rincari dei prezzi delle materie prime e, soprattutto, la destabilizzazione del quadro geopolitico internazionale seguita dal conflitto russo-ucraino, hanno rallentato il percorso di ripresa della nostra economia. In questo nuovo scenario, i dati sul rischio fotografano un peggioramento delle prospettive delle imprese, accentuato anche da fattori – l’inflazione, l’aumento del costo del debito, il phasing out delle misure di sostegno – che aggravano la capacità di tenuta di un sistema già debilitato dal Covid”. 
In base all’analisi del Cerved Group Score, le società a rischio default nel 2022 sono 99.776 rispetto alle 88.888 dell’anno 2021 ed alle 78.001 dell’anno 2019.
Alla luce di quanto sopra indicato, si può evidenziare che gli aiuti di Stato con la crescita economica dell’anno 2021 e dei primi mesi dell’anno 2022 hanno permesso a molte imprese Lombarde di ottenere ottimi risultati.
Gli imprenditori per loro natura credono fermamente nella propria attività e la crescita registrata ha quindi comportato una diminuzione dei fallimenti ed una diminuzione delle chiusure delle partite IVA.
Qualche altra impresa, già in forte difficoltà prima della pandemia, potrebbe aver utilizzato gli aiuti di Stato per la pura sopravvivenza e quindi queste imprese con il venir meno degli aiuti potrebbero cessare l’attività, in bonis o con procedure concorsuali.
Qualche impresa già insolvente potrebbe essere ancora sul mercato, in quanto i creditori non si sono attivati per chiedere il fallimento.
Infine va però sottolineato che l’aumento delle materie prime, del gas, dell’energia e la guerra in Ucraina potrebbero avere per alcune imprese italiane e lombarde effetti negativi ben peggiori rispetto alla pandemia, in quanto il notevole incremento dei costi sta drasticamente riducendo o annullando le marginalità. Inoltre, il venir meno, delle agevolazioni edilizie legate al 110% potrebbe creare problematiche sia legate alla liquidità delle società che operano nel settore, sia per una saturazione del mercato che potrebbe comportare una drastica riduzione di nuovi lavori.

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