Con riferimento al test pratico indicato nel documento allegato al decreto dirigenziale del 28 settembre 2021, al fine di sviluppare il rapporto debito da ristrutturare / flussi da destinare alla sua copertura, occorre fare riferimento ai seguenti fattori:
- al numeratore, l’entità dell’indebitamento complessivo corrente
- al denominatore, i flussi della gestione economica su base annua.
Il numeratore è rappresentato da un dato sostanzialmente “stock”, assunto al momento della predisposizione del test; il denominatore è rappresentato da un dato prospettico di sintesi, assunto su base annua.
Con una certa semplificazione, il risultato del rapporto esprime il numero di anni occorrenti per soddisfare, attraverso i flussi della gestione, l’indebitamento complessivo aziendale.
Così, un risultato pari ad 1, dà conto del fatto che il debito aziendale è integralmente coperto dai flussi della gestione corrente nell’arco di un anno; un risultato pari a 2, indica che per soddisfare l’indebitamento aziendale occorrono invece due anni, e così via.
In sostanza, tanto maggiore sia il risultato del test pratico, quanto più “grave” appare la situazione di difficoltà aziendale, quanto maggiore sarà il grado di difficoltà del percorso di risanamento.
Veniamo ai componenti del rapporto.
L’entità del debito da ristrutturare (numeratore - “A”) è dato dalla seguente sommatoria:
- debito scaduto
- a sommare: debito già rinegoziato con i propri creditori
- a sommare: affidamenti completamenti utilizzati che non saranno rinnovati
- a sommare: rate di mutui/finanziamenti (inclusi leasing) che andranno a scadere nel biennio
- a sommare: investimenti strategici che l’imprenditore intenda effettuare
- a detrarre: ricavi da dismissione singoli cespiti o rami aziendali non strategici
- a detrarre: nuove risorse (capitale/finanziamenti) da compagine sociale
- a detrarre: perdita operativa primo anno (con componenti non ricorrenti [6]
- a detrarre: “stralci” fondatamente accordabili dai propri creditori.
A ben vedere, il numeratore “A” fa riferimento ad un mix di dati:
- dati “stock”, assunti al momento della predisposizione del test (es., debito scaduto, debito già rinegoziato con i creditori, affidamenti utilizzati e non rinnovati);
- dati “flusso”, assunti con riferimento ad un arco temporale contenuto (es., affidamenti a scadere nel biennio, investimenti da effettuare, finanza da compagine sociale).
D’altra parte, il test - lungi dal voler rappresentare uno strumento, analitico, volto al controllo di gestione e che prescinde, viste le caratteristiche d’“immediatezza”, dal piano - intende costituire uno strumento sintetico onde procedere alla diagnosi dello stato aziendale. [7]
Peraltro, ove l’imprenditore abbia già predisposto un compiuto piano aziendale al momento dell’accesso alla piattaforma, il test potrà beneficiare di elementi di maggiore chiarezza ed analiticità in relazione ai flussi prospettici. [8]
Al riguardo, i flussi destinati alla copertura del debito (denominatore - “B”) sono i flussi derivanti dalla gestione ordinaria, su base annua.
Si tratta dei flussi della gestione corrente, al netto degli effetti legati ad eventi straordinari (es., componenti economiche atipiche, contributi straordinari, ecc.) ovvero difficilmente ripetibili (es., effetti lockdown, norme emergenziali, ecc.).
Il denominatore “B” è il risultato della sommatoria dei seguenti elementi:
- margine operativo lordo normalizzato annuo
- a detrarre: investimenti annui “di mantenimento”
- a detrarre: tributi annui sul reddito.
Il dato di partenza è quindi dato dalla stima dell’entità del MOL “normalizzato”, su base annua, prima delle componenti non ricorrenti.
Il documento allegato al decreto dirigenziale parla di MOL “prospettico”, assunto su base annua.
Si ritiene opportuno, in mancanza d’un analitico piano, che l’imprenditore, vista la ricordata finalità del test, fondi la determinazione del MOL prospettico sui dati storici, da una parte, depurati dai componenti straordinari o non ricorrenti, dall’altra, tenendo poi prospetticamente conto degli effetti delle concrete iniziative già programmate ed in corso d’attuazione.
Dal MOL prospettico devono essere dedotti:
- i costi degli investimenti ritenuti necessari al mantenimento degli assets
- l’entità stimata, su base annua, dei tributi sul reddito d’impresa.
Il rapporto “A” su “B” di cui al test ipotizza che l’impresa presenti un risultato di “B” (flussi finanziari) superiore a zero, almeno - si legge nel documento - a partire dal secondo anno: trattasi dunque di imprese che ancora mantengano una situazione di prospettico equilibrio economico. [9]
Dopo avere sviluppato il numeratore ed il denominatore, si passa ad analizzare il risultato del rapporto fra “A” e “B”.
Ove lo stesso non superi l’unità, le difficoltà sono considerate molto contenute, trovando, l’indebitamento complessivo sostanziale, tendenziale copertura interale nei flussi finanziari disponibili.
Ove il rapporto sia superiore ad 1, ma ancora inferiore a 2, maggiori sono le difficoltà aziendali per quanto, secondo le indicazioni contenute nel documento allegato, l’imprenditore possa verosimilmente fronteggiare la situazione di difficoltà aziendale attraverso i risultati della gestione corrente, in ipotesi, anche senza necessità di nuove iniziative “industriali”.
Ove il rapporto fra “A” e “B” sia superiore a 2, ma ancora inferiore a 3, aumenta evidentemente il grado di difficoltà del risanamento: lo stesso sarà verosimilmente possibile solo a condizione che l’imprenditore adotti nuove, rilevanti iniziative “industriali”, sul presupposto che la gestione corrente non sia in grado di fronteggiare le difficoltà aziendali.
Il piano, in questo caso, assume un’importanza determinante, divenendo imprescindibile.
Nei casi di cui sopra, le difficoltà aziendali possono ritenersi “mitigate” qualora l’indebitamento sia concentrato in capo a pochi creditori e/o laddove l’impresa non presenti particolari esigenze di effettuare nuovi investimenti.
Ove il rapporto fra “A” e “B” cresca oltre 3 e sino a 5/6, la gestione aziendale “diretta” in capo all’imprenditore non può essere più considerata sufficiente ai fini del processo di risanamento aziendale.
Subentra, allora, la necessità per l’imprenditore di “cedere” l’azienda o propri suoi rilevanti rami, rimanendo - quale unica via - la continuità d’impresa “indiretta”.
In questo caso, sarà necessario stimare le risorse realizzabili dalla cessione aziendale e compararle con l’entità del debito da servire, al fine di comprendere le concrete possibilità del risanamento.
Solo ove le risorse realizzabili dalla continuità indiretta siano in qualche modo idonee a supportare l’indebitamento, potrà esser dato avvio alla composizione al fine di rinegoziare con i principali creditori l’esposizione complessiva.
Una volta avviato il percorso, l’ipotizzata “cessione” potrà essere risolutiva, in senso positivo, solo qualora l’imprenditore sia in grado di perfezionare accordi che consentano la riduzione dell’esposizione in funzione delle risorse ritraibili dall’ipotizzato trasferimento aziendale.
In mancanza di accordi con i creditori in tal senso, il percorso di composizione negoziata della crisi declinerebbe verso un esito negativo.
Come ricordato, il funzionamento del test ipotizza che l’impresa presenti un risultato dell’aggregato “B” superiore a zero, trovandosi in una situazione di tendenziale equilibrio economico.
Ove, invece, l’impresa presenti un risultato di “B” inferiore a zero, trovandosi, così, in disequilibrio (anche) economico, la continuità potrebbe essere mantenuta solo a condizione di rilevanti iniziative “industriali” assunte in piena discontinuità con la corrente gestione aziendale ovvero in via indiretta, stimando - ancora - le risorse realizzabili dal “trasferimento£ dell’azienda in funzione dell’entità dell’indebitamento complessivo.